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crudele e disumano, si potrebbe dire, ma preferisco: grande!

una rilettura commendevole! la prima fu una bisogna: mi ero appena scoperto ateo e avevo bisogno di una finzione adeguata al mio stato psicofilosofico. ma era troppo lontano dal mio sentire immerso continuamente nel presente. non pensavo che quest'intriganti personaggi anticoborghesi avessero qualche buona riflessione da porgermi. un lustro e mezzo dopo, con più senso della storia, degli intrighi di classe con omicidio disinteressato annesso sono un'ottima pendenza in cui avventurarsi.

Gulliver sponsor del colonialismo inglese - è stato già detto? sicuramente invecchiato male. un classico? ma in che senso?

una Storia che poi sono storie: grandi, piccole, conosciute, sconosciute, ignorate, ripetute. Un classico impossibile da assimilare prima del trent'anni, penso.

appena superata metà vicenda ci si ritrova dentro i patimenti dei protagonisti; e non si vuole proseguire; allo stesso tempo devi proseguire... altrimenti l'intera impresa letteraria non ha senso, così come le lotte dei personaggi. laborioso, travagliato e necessario; certo difficile o noioso da affrontare per chi non ha superato almeno i trent'anni.

acabada la seconda lettura, inizia il tempo delle riflessioni... cominciando dal fatto che Tzia Bonaria fa Urrai, mentre né Eleonora né Chirù presentano cognome.

Uniche entità numinose in questo 'protoromanzo' sono il danaro (cioè il potere che viene dalla ricchezza), il sesso e la morte. Mi sembra un'allegoria calzante del tempo presente, tanto più che trattasi di un protoromanzo frammentario E frammentato.

«Perché io, una mestiza, non faccio che uscire da una cultura ed entrare in un'altra, perché io sono in tutte le culture allo stesso tempo, alma entre dos mundos, tres, cuatro, me zumba la cabeza con lo contradictorio. Estoy norteada por todas las voces que me hablan simultáneamente.»

«Ho sentito l'antico triangolo madre padre figlia, con Io al suo eterno centro, allungarsi e appiattirsi dentro la triade graziosamente forte di nonna madre figlia, con l'Io che si muove avanti e indietro fluendo in una o entrambe le direzioni a seconda del bisogno.»

acquistato a ottobre 2012, consultato sporadicamente per la tesi triennale e poi abbandonato... son riuscito a finire la prima lettura - finalmente! non faticosa - undici anni dopo. trovo sempre estremamente affascinante le vicende di lettura dei libri... quanto vorrei conoscere quelle altrui! – le storie dei Pargiter raccontano di una famiglia della Londra upper class. perché le loro storie dovrebbero interessare il lettore comune dopo oltre un secolo di sfarzi e sforzi passati? perché anche i ricchi devono attraversare morte, amori, infanzia e maturità, guerra, parole non dette e di troppo, ubriacature, traumi, matrimoni... c'è una varietà umanità alta bassa, media... eppur molto privilegiata, certo.

Le parole d'altro genere (ognuna viene raccontata da una scrittrice, in ordine cronologico): Gelosia; Amore; Disobbedienza; Battaglia; Indipendenza; Puttana; Disputare; Esplorazione; Istruzione; Femminista; Ingiustizia discorsiva; Invisibile; Diversità; Sciocchezza; Donna; Suffragetta; Provincia; Casalinga; Aborto; Solitudine; Disabilità; Lesbica; Amante; Vocazione; Desiderio; Maschera; Zitella; Cancellare; Matrimonio; Scienziata; Brutta; Genere; Patriarcato; Abbigliamento; Madre; Umiliazione; Fantascienza; Immigrazione; Divorzio; Privilegio; Sesso; Corpo.

dodici racconti che s'incastrano luminosamente

«consideriamo l'uomo come processo piuttosto che come entità»